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4 Dicembre 2019

Devozione all’Immacolata nel ‘700 in Agrigento

di Andrea La Porta*

 

Ringrazio innanzitutto la Dott.ssa Ivana Mancino per aver restituito al simulacro dell’Immacolata una lucenuova. Una luce splendida che per Noi è sinonimo di rinascita: spirituale, artistica e culturale. Spirituale abbiamo più o meno compreso tutti il perché, se siamo qui oggi è proprio grazie all’affezione nei confronti di Maria Santissima, venerata dalla chiesa agrigentina già da tempi lontani, e da personaggi illustri che hanno lasciato un segno indelebile nella memoria della nostra città. Il mio studio d’archivio nasce appunto dalla devozione alla Vergine Immacolata.

La mancanza di documenti o fonti storiche inerenti allastatua di Maria Santissima, mi hanno condotto alla continua ricerca di informazioni sui festeggiamenti che coinvolgono la nostra città ogni 8 di dicembre.

Il ritrovamento di preziosi atti mi ha spinto e motivato nel far conoscere il culto della Vergine oltre che sensibilizzare il prossimo, alla salvaguardia di opere d’arte come la nostra preziosissima effige. Con gli strumenti di ricerca presenti nella nostra epoca, è possibile approfondire documenti molto antichi, grazie soprattutto alla disponibilità dei nostri archivi.

Avendo collaborato con l’Archivio Storico Diocesano, ho potuto osservare con occhi diversi, l’importanza che un documento assume, in un mondo dove una falsa informazione si trasmette più velocemente di una vera notizia.

Prima di parlare di come il culto all’Immacolata sia arrivato ad Agrigento, ricordiamo che la devozione alla Madonna era già presente in tutta la Sicilia, questa forma di Venerazione è derivata dalla dominazione bizantina che ebbe fine agli inizi dell’IX secolo con la dominazione musulmana, che non riuscì del tutto ad impedire la devozione alla Madre di Dio. Con l’arrivodell’ordine francescano in Sicilia si iniziò a celebrare la festa della “Immacolata Concezione di Maria”. Il culto della Vergine Immacolata ha origini antichissime, già dal 1306 l’ordine carmelitano venerava liturgicamente la sua festa, infatti tra il XVII e XVIII secolo i carmelitani spagnoli emettevano il cosiddetto “voto sanguinario” in difesa di questo privilegio mariano, che essidiffondevano con la predicazione.

In Sicilia la devozione iniziò ad avere posto nello stesso periodo. Così nel 1615 il Vescovo di AgrigentoVincenzo Bonincontro istituì nella chiesa di S. Francescodella suddetta città la confraternita dell’Immacolata.Grazie agli studi di Padre Filippo Rotolo apprendiamo che nel 1624 il Cardinale Doria, per allontanare il morbo della peste, pronunciò un giuramento nella cattedrale di Palermo con il quale affermava di credere, difendere e far conoscere il privilegio dell’Immacolata Concezione «fino all’ultimo respiro», proclamandola patrona della città il 15 agosto dello stesso anno. Ispirati da questo moto del cardinale i senatori della città la proclamarono patrona di Palermo, difendendo fino all’effusione del sangue questo titolo, giuramento fatto anche da alcuni dei viceré succedutisi. Mentre nel 1643 il viceré Giovanni Alfonso Henriquez de Caprera proclamaval’Immacolata Patrona di tutta la Sicilia, istituendone lacelebrazione della festa l’otto dicembre.

Ad Agrigento la devozione dell’Immacolata ebbealtrettanta diffusione, anche se, a causa dell’incendio che agli inizi dell’800 colpì l’archivio del convento dei francescani della Chiesa di S. Francesco, se ne perse ogni traccia. Sono tuttavia ancora presenti segni tangibili della devozione nelle nostre vie del centro storico, come il Palazzo Barba oggi Bentivegna, situato tra la via ficanie la via atenea. Era una delle strutture di proprietà delCanonico Antonio Francesco Barba, questo si evince dal suo testamento, ritrovato recentemente e datato 1730. Egli riorganizza il suo palazzo dove vi è collocata “un’immagine dell’Immacolata”, trasformandolo in un “orfanotrofio per delle fanciulle che avendo padre e madre inutili, imparassero la dottrina cristiana e si vestissero con il nome di Suor Maria”.

Il Dottore in entrambi i diritti e Canonico Barba, donanel 1725 al simulacro di Maria Santissima Immacolata,una grande elargizione di gioielli ed oggetti devozionali.Ricordiamo lo stellario in argento opera di Vincenzo Balsamo (argentiere agrigentino), poi sciolto e rifatto con l’aggiunta di pietre preziose; “un anello con suo rubino”, una collana ed un bracciale di perle, un manto per la processione della statua che ogni 8 di dicembre si dirige in cattedrale, sostando lì fino all’ottava.

Riconsiderando l’atto di donazione del Canonico Barba, atto che ho potuto ritrovare nell’archivio parrocchiale, analizzato e tradotto dalla Dott.ssa Rossana Florio oggi Direttrice dell’archivio di Stato di Agrigento, abbiamocompreso che il munifico benefattore Barba restaurò la statua, rovinata dalle incurie del tempo e dalle processioni. La ha rinforzata ed ha commissionato la costruzione di una custodia lignea all’interno del Convento costata 30 onze.

Ad oggi i progressi fatti nella ricerca presso l’Archivio Storico Diocesano e il ritrovamento di alcuni cenni storici scritti nella prima metà del ‘900, che confermano quanto già riportato dall’Alajmo nel 1967, ci danno notizia di un documento storico, purtroppo perduto, nel quale si afferma la donazione di una porzione di terreno dei frati francescani alla confraternita per costruirvi l’oratorio con l’immagine dell’Immacolata Concezione e il luogo per le sepolture. Questo documento fu rogato il 13 aprile 1643 presso il Notaio Stefano Palumbo di Agrigento. Questa notizia ci fa affermare che la statua potrebbe essere stata commissionata e realizzata dopo tale data e nel 1649 già essere pronta, giacché un altro documento del 10 aprile 1649, stavolta del nostro Archivio Storico Diocesano di Agrigento, trovato dalla prof.ssa Alessi, afferma doversi preparare e celebrare la festa dell’Immacolata Concezione per volere del Re, per sciogliere un suo voto, con la processione, nella quale tutto il clero secolare e regolare doveva accorrere.

Il voto del Re, fa probabilmente riferimento ad un simile voto del 1659 per le Fiandre, per propiziare la proclamazione del dogma dell’Immacolata presso il Papa Alessandro VII. Giacchè le missioni diplomatiche del Re Filippo III di Sicilia (IV di Spagna) presso Roma tra il 1640 ed il 1650 volevano esercitare pressioni sui pontefici in favore della definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione, il Re chiedeva ai vari sudditi dei vari regni a lui sottoposti di festeggiare tale solennità per sciogliere questo voto. Ciò portò all’emanazione della bolla Sollicitudo omnium ecclesiarum del 1661 da parte di Papa Alessandro VII, il quale dichiarava ancora validi i decreti dei suoi predecessori circa la celebrazione della festa dell’Immacolata e in attesa di una decisione dogmatica non incolpava di eresia o peccato mortale chi non sosteneva tale opinione.

Un altro documento del 28 febbraio 1665, la cui provvisione ed esecuzione fu fatta il 30 luglio dello stesso anno, del nostro Archivio Storico Diocesano di Agrigento, trovato sempre dalla prof.ssa Alessi, ci conferma che la festa dell’Immacolata era già consolidata, tanto che i confrati del sodalizio dell’Immacolata lamentano che qualcuno voglia loro sottrarre la festa e chiedono garanzie all’autorità ecclesiastica, la quale le concede.

Altri atti importanti circa la festa dell’Immacolata di Agrigento, da me trovati presso l’Archivio di Stato di Agrigento, sono quelli rogati dal Rev. don Gregorio Gamez e Porto presso il notaio Nicolò Re di Agrigento. Egli, devotissimo all’Immacolata custodita nel convento dei padri conventuali di S. Francesco di Assisi, il 22 dicembre 1760 assegna al parroco di San Pietro delle rendite da applicare a tale festa. Alla Cattedrale assegna un padiglione cremisi e una corona imperiale di legno dorato, per tale scopo. Poi destina una quantità considerevole di cera per illuminare la cattedrale per il tempo in cui la Madonna sostava in essa e per la processione che si faceva nell’ottava, per tornare al convento dei padri conventuali.

Un documento tutto da studiare insieme al codicillo e al suo testamento, sempre da me ritrovati presso l’Archivio di Stato di Agrigento, per far scoprire quest’altra espressione della devozione all’Immacolata di Agrigento. In questo testamento, rogato presso lo stesso notaio sempre il 22 dicembre 1760, tra le altre donazioni e assegnazioni, don Gregorio Gamez, affidandosi all’Immacolata Concezione, assegna 4 onze, una da dividere ai canonici che intervenivano alla solenne processione dell’Immacolata nell’ottava dalla Cattedrale alla Chiesa di San Francesco, le altre tre dovevano dividersi tra i beneficiali della Cattedrale, con quelli della chiesa di Santa Croce e di San Pietro che intervenivano nella stessa processione. Documenti che attestano la genuina devozione di don Gregorio Gamez, che apostrofa la Madonna chiamandola “mia Immacolata Signora” e che destina buona parte dei suoi beni per la realizzazione e buona riuscita della festa.

Un altro benefattore devoto della Vergine Immacolata fu il Canonico Don Giovanni Attardi il quale donò un sole in argento i cui raggi sono realizzati con l’incastonatura di pietre semipreziose violacee, il quale adesso si trova inserito nel complesso dello stellario argenteo. Questa donazione fatta per sua devozione fu offerta nell’anno del Signore 1797, come risulta dalla incisione posta nella placca argentea del retro dell’oggetto devozionale.

Una forte devozione dunque che con ardore si è prolungata ai giorni nostri e che lo stesso Luigi Pirandello ne ricordava la festa, in uno dei suoi scritti“Visto che non piove”.

Con il lavoro di restauro e la ricerca di Archivio si è voluta restituire così, identità a questa antichissima effige.

________

* Relazione tenuta il 27 novembre 2019 presso la Chiesa di San Pietro in occasione della presentazione del restauro della statua dell’Immacolata di Agrigento. Leggi anche l’anteprima del libro sull’Immacolata.

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