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S. Rosalia nei documenti dell’Archivio Storico Diocesano*

Data:
12 Giugno 2024

S. Rosalia nei documenti dell’Archivio Storico Diocesano*

Sebbene recenti pubblicazioni facciano riemergere questioni più o meno acri circa l’agiografia che ruota attorno alla figura di Santa Rosalia, vogliamo qui rilevare ciò che di certo sappiamo.

Rosalia era una fanciulla che si è consacrata a Dio, come eremita o come religiosa basiliana, e che ha deciso di vivere soltanto per il Signore. Questo la ha accreditata presso il popolo di Dio che subito la iniziò a venerare come Santa. Ne è esempio la tavola del XIII secolo conservata a Palermo.

Come sempre diciamo: «la storia si fa con i documenti». Questi sono arrivati sino a noi per motivi ben precisi. Sta allo storico saperli interrogare e trarre le notizie, discernendo da ciò che è certo e da quello, invece, che potrebbe essere stato scritto per interesse.

Abitualmente nei documenti dell’Archivio Storico non troveremo documenti “interessati”, perché si tratta della normale corrispondenza dei vescovi o della Curia con i vari Sacerdoti e Vicari.

Nella nostra Diocesi le notizie più antiche che abbiamo circa la venerazione e il culto di Santa Rosalia le troviamo nei registri delle Visite Pastorali e degli Atti dei Vescovi e risalgono al 1540. Il documento che troviamo a questa data indica la presenza già di una chiesa e una confraternita dedicate a Santa Rosalia a Bivona, quindi probabilmente preesistenti da molto tempo[1].

Il documento più antico tra gli Atti dei Vescovi, invece, che riguarda Santa Rosalia fu redatto perché il cappellano della Chiesa di Santa Rosalia di Bivona, don Giovanni de Xerras, fu chiamato a questo ministero dai rettori e confrati della chiesa, ma non fu pagato, allora si rivolse al vescovo di Agrigento che ingiunse al Vicario foraneo di far luce sulla vicenda[2].

Pertanto, possiamo affermare che la prima presenza di un luogo di culto attestata nella nostra Diocesi fu quella della chiesa e confraternita di Bivona, preesistente al 1540. Una presenza viva, tanto che poi nel 1577 veniva chiesto al vescovo di erigere una cappella in onore di Sant’Onofrio nella chiesa di Santa Rosalia[3], mentre nel 1604 veniva consegnata la statua della Santa per portarla in processione ed il vescovo dava incarico al Vicario di Bivona di controllare e benedire l’immagine[4], perché ogni immagine sacra doveva ispirare quei sentimenti di devozione, guidati dai canoni di bellezza, e spingere i fedeli alla preghiera. Al vescovo era richiesto di vigilare sull’esposizione di nuove immagini e reliquie alla venerazione dei fedeli, secondo i dettami del Concilio di Trento[5].

A Giuliana, invece, una volta comune della nostra Diocesi, già nel 1540 troviamo nella Visita Pastorale la presenza di un altare con beneficio intitolato a Santa Rosalia nella chiesa madre[6], preesistente a questa data, che ritroviamo pure in un altro documento del 1577[7].

Ciò ci attesta come la devozione a Santa Rosalia preceda il ritrovamento delle reliquie del 1624 e tale devozione particolare è attestata con documenti coevi, non con giuramenti di secoli dopo, che ne attestano una costante presenza, devozione e vitalità in due paesi della nostra Diocesi[8]: Bivona, Giuliana e Cammarata[9]. Tutte le altre attestazioni le ritroveremo dopo il rinvenimento delle reliquie a Palermo sul Monte Pellegrino. Da quel momento inizierà a diffondersi il culto in maniera capillare.

Per districarci in questa infinità di documenti li abbiamo raccolti per tipologia.

Alla prima categoria appartengono i documenti che attestano la fondazione di nuove chiese in onore della Santa, la costituzione di nuovi sodalizi a lei dedicati e la licenza di raccogliere offerte in suo onore per edificare, riparare e aumentare il culto a Santa Rosalia. Così dal 1625 iniziarono a sorgere nuove chiese ad Alessandria della Rocca insieme alla congregazione[10], a Sambuca[11], a Santo Stefano[12], Cammarata (probabilmente ricostruita)[13], Agrigento[14], Sciacca[15], Favara[16], Canicattì[17] e Castronovo[18]; la ricostruzione della chiesa di Bivona con licenza di raccogliere elemosine[19], la fondazione della confraternita di Santa Rosalia a Siculiana nella chiesa madre[20], a Sciacca[21], San Cataldo[22] e Palma di Montechiaro[23]; la fondazione di benefici a Sciacca[24], Santo Stefano[25], Cammarata[26] e Castronovo[27], di un altare a Caltanissetta[28], San Cataldo[29], Sutera[30], Sambuca[31], Montevago[32], San Giovanni Gemini[33] e Cattolica[34] e di una cappella a Lucca Sicula[35].

Alla seconda categoria appartengono i documenti concernenti la licenza di custodire le reliquie, abitualmente concesse dal Cardinale Doria, alle chiese e alle confraternite. Pertanto troveremo la presenza delle reliquie prima di tutto a Bivona[36], Sambuca[37], Cammarata (con il quadro)[38], Mussomeli[39],Prizzi[40], Delia[41], Agrigento[42], Caltanissetta[43], San Cataldo[44], Casteltermini[45], Santo Stefano Quisquina[46], San Giovanni Gemini[47], Burgio[48] e a privati[49].

Alla terza ed ultima categoria appartengono i documenti concernenti la festa di Santa Rosalia. Anzitutto dobbiamo qui rilevare come, appena ritrovato il corpo della Santa sul Monte Pellegrino, ci si mobilitava per scrivere la storia della Santa, della quale poco o nulla si sapeva.

Pertanto il Cardinale Doria scrisse al Vescovo di Agrigento, il quale si rivolse ai Vicari foranei di Bivona, Santo Stefano e Racalmuto con questa lettera:

«Reverende in Christo dilecte, per lettere dell’Illustrissimo Card. D’Orea ni viene commesso che, dovendosi componere la historia della gloriosa Santa Rosalia, vergine panormitana, et havendo havuto notitia che in alcune terre della nostra Diocese vi siano chiese antiche dedicate in honore di detta santa Rosalia, et desiderando per tal effetto havere vera et real informattioni di alcuni capi notati nello incluso foglio, volessimo subito ordinare alli vicarii foranei per accapare detta relatione et informativa, desidera per cio per esecutione di detto Reverendo eminentissimo et reverendissimo che in ricever le presenti vogliati et debeati ad ogni diligentia et brevità possibile procurare di mandare detta relatione delli capi destintamenti notati nello incluso foglio per poterla inviare et informare a detto Illustrissimo, et così eseguiati sotto pena  di tarì 50 et di excomunica. Datum Agrigentidie 22 iunii octavae indictionis 1625

[firma] vicarius generalis [firma] magister notarius

Que litere fuerunt dirette Reverendis Vicariis civitatis Bisbone et terrarum Sancti Stefani et Racalmuti»[50].

Da questa lettera apprendiamo come vennero chieste notizie ai vari paesi della Diocesi, che confluirono nell’opera del Cascini[51], ma che non ebbero grande rilievo, perché probabilmente trattavasi di notizie di poco conto. Un altro documento importante è la facoltà concessa a don Giuseppe Messana di Bivona di ricevere testimoni dei miracoli operati per intercessione di Santa Rosalia, anche se non si sono ritrovate relazioni in merito[52].

Un altro accenno lo vogliamo fare circa la figura di Suor Maria Roccaforte, al secolo Leonarda, monaca terziaria dell’ordine di San Benedetto. Entrata nel monastero di San Paolo a Bivona nel 1614, ebbe una vita spirituale così intensa da essere costellata da fenomeni mistici, tanto che il direttore spirituale, il gesuita Francesco Sparacino, la indusse a metterli per iscritto. Alcuni di tali fenomeni furono le visioni di Sant’Ignazio di Loyola e,  poi, tra la fine del 1624 e il 1625, di Santa Rosalia, che le rivelò episodi della sua vita trascorsa nel XII secolo a Bivona, annotate scrupolosamente dal suo direttore spirituale[53], che hanno suscitato nel corso dei secoli numerosi dibattiti[54].

Questa suora morì in concetto di santità, così che mons. Francesco Traina, vescovo di Agrigento, alla sua morte affidò l’incarico ad uno dei Padri della Compagnia di Gesù di raccogliere le testimonianze, giacché probabilmente non si avevano più notizie di tali testimonianze, il 16 ottobre 1653 dalla Curia di Agrigento si scriveva al dottor don Antonio de Amico, a seguito dell’istanza del dottor Giuseppe Romano, autore della biografia della serva di Dio[55], il quale aveva chiesto che fossero continuate le ricerche per il processo sulla vita e le grazie compiute da Dio per mezzo di suor Maria Roccaforte, per adempiere tale incarico[56].

Successivamente nel 1659, trovandosi il vescovo Gisulfo a Bivona per la visita pastorale, approvava la diffusione dell’immagine, dipinta o scolpita, della serva di Dio suor Maria Roccaforte, indicando anche come doveva essere rappresentata e cosa doveva esservi scritto:

Die 10 ottobris 1659

Fuit provisum et mandatum per Eccelentissimum et Reverendissimum Dominum Don Franciscum Gisulfo et Osorio, Dei et Apostolicae Sedis gratia Episcopum Agrigentinum in hac civitate Bisbonae degentem in discursuvisitationis, quod possint imprimi sculpi vel depingi tabelle seu imagines servae Dei sororis Mariae Roccaforte civitatis eiusdem cum sanctitatis fama defunctae ad maiorem Dei gloriam populique devotionem excitandam, absque tamen radiis aut laureola et cum inscriptione sequenti sub tenore videlicet: Soror Maria Roccafortis virgo Bisbonensis divi Benedicti tertiaria vitae innocentia Deo amabilis in superandis visibilibus demonumcongressibus heroina. Die 30 augusti 1648 aetatis suae 45 viam sibi munivit ad immortalitatem. Habet incorrupti corporis aut horamentum sanguinis preconium. Dicteque tabelle seu imagines in sacristiis aliisque locisprivatis valeant detineri, non autem in Ecclesiis aut publicis orationis exponi, iuxta decretum felicis recordationis Urbani octavi, editum de anno 1625. Donec et quousque per sanctam sedem apostolicam super processu de eius vita, virtutibus et miraculis constructo fuerit, annuente Deo, determinatum. Datum Bisbone die quo supra.

Lecto et subscripto.  Scribatur in Actis. Don Antoninus Bicchetta, cantor et vicarius generalis.

Torniamo, allora, ai nostri documenti circa la festa di Santa Rosalia.

Anzitutto nel novembre 1624 venne concesso a Bivona di celebrare la festa di Santa Rosalia con la processione ogni anno il 4 settembre[57]. Successivamente nell’agosto 1625 si concedeva a Cammarata di festeggiare Santa Rosalia come festa comandata con ufficio duplice ed ottava[58]. Nel 1628 si concedeva a Favara di celebrare la solennità di Santa Rosalia e di portare in processione le reliquie[59]. Nel 1637, invece, si scriveva al Vicario di Caltanissetta, a seguito dell’istanza dei Rettori della chiesa di S. Paolino, in merito al trasferimento della festa di S. Rosalia dal 4 di settembre alla Domenica successiva[60].

Invece in occasione della peste bubbonica del 1656 che si era diffusa a Napoli, “ … per l’infermità che corrono nella città di Napoli e luoghi convicini, le quali donaro suspetto di mal contaggioso …”, il 14 luglio 1656 il vescovo di Agrigento, Mons. Sanchez de Cuellar, “riconoscendo esser vani le diligence humane senza l’aggiuto divino …”, disponeva la celebrazione solenne della S. Messa in Cattedrale in onore di S. Rosalia. I Presbiteri assenti dovevano versare un rotolo di cera, mentre i Regolari rischiavano l’interdizione delle loro Chiese[61].

Invece a Canicattì nel 1656 veniva data licenza di fare la festa di S. Rosalia il 15 del mese di luglio e di condurre l’immagine in processione[62], poi nel 1660 veniva concessa la licenza alla Confraternita di Maria SS.ma delle Grazie, fondata nella Chiesa di S. Rosalia, di fare la processione della reliquia ed immagine di detta Santa[63].

Ad Aragona, invece, il 20 luglio 1656 venivano spedite lettere, dirette al Vicario di Aragona, con licenza di portare in processione l’immagine di S. Rosalia, ma non la reliquia, probabilmente perché questa non aveva ricevuto l’autentica dal Vescovo[64]. Come ad esempio a Cattolica Eraclea il 4 agosto 1656, invece, si scriveva al Vicario di Cattolica in merito alla richiesta di portare in processione l’immagine di S. Rosalia con la reliquia: si concedeva “in questi tempi di suspettione di mal contagioso nella città di Napoli”, purché la reliquia fosse autentica, altrimenti, si doveva condurre in processione solo l’immagine della Santa[65].

Mentre nel 1669 a Casteltermini si concedeva la licenza per solennizzare la festa di S. Rosalia nella 1ª Domenica di Settembre[66] e a Santa Margherita Belice nel 1688 si concedeva ai Giurati di solennizzarsi la festa di S. Rosalia con processione nella 1ª Domenica dopo il 15 Luglio, per aver liberato il Comune dalla invasione delle locuste[67].

Per aumentare il culto a Santa Rosalia nel corso dei secoli venivano concesse delle indulgenze alle cappelle o chiese dedicate alla Santa, così nel 1690 a Raffadali per la cappella nella chiesa madre[68] e a Santo Stefano Quisquina nel 1754[69].

Talvolta però il culto poteva affievolirsi, se non del tutto sparire, allora qualche sacerdote zelante cercava di farlo rinascere. Sarà l’occasione per concedere la possibilità di conservare l’Eucarestia nella chiesa dell’Eremo di Santa Rosalia a Santo Stefano Quisquina nel 1728[70] e la fondazione dei Fratelli Eremiti sotto gli auspici di S. Rosalia, con i capitoli approvati nell’anno 1734[71]. Oppure a Bivona verrà chiesto e concesso un «Decreto di approvazione per ripristinare il culto di S. Rosalia, col fare indossare ai divoti l’abitino della Medesima, e concessione di 40 giorni d’indulgenze da lucrarsi ogni volta che reciteranno la giaculatoria scritta attorno alla medaglia»[72].

Questo breve excursus di presentazione dei documenti contenuti nel nostro Archivio circa ciò che riguarda Santa Rosalia ci fornisce un quadro rilevante della presenza del culto di Santa Rosalia nella nostra Diocesi. Una presenza preesistente al diffondersi del culto della Santa, che ebbe poi il suo sviluppo e la sua diffusione dopo il 1624, sia per il rinvenimento delle reliquie, sia perché il fermarsi della peste fu attribuito alla sua gloriosa intercessione.

L’approfondimento dello studio di questi documenti possa essere di aiuto alla conoscenza del culto a Santa Rosalia e spinga i ricercatori a basarsi su dati certi senza seguire fantomatiche teorie, basate spesso su documenti interessati, inesatti e di secoli successivi agli eventi trattati.

 

________________

* Relazione tenuta dal Direttore dell’Archivio Storico Diocesano il 12 giugno presso la Chiesa di Santa Rosalia in Agrigento in occasione dell’inaugurazione del Percorso MAB 2024 su Santa Rosalia.

[1] ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1540 – 1541, 150.

[2] «2 maggio IX ind. 1566. Don Pietro de Alagona scrive al Vicario di Bivona che don Giovanni de Xerras, canonico di San Giacomo la Mazara, ha dichiarato dinanzi al Vescovo che i Rettori della Chiesa seu Confraternita di Santa Rosalia lo avevano “collocato per cappellano” della Confraternita, ma non lo hanno pagato», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1565 – 1566, 529v.

[3] «Bivona.  Erigere la Cappella di S. Onofrio nella Chiesa di S. Rosalia. 20 marzo 1577», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1577 – 1578, 393v.

[4] «Si dà incarico al Vicario di Bivona di controllare e benedire l’immagine di S. Rosalia, da condurre in processione nella Chiesa a lei dedicata. 10 agosto 1604, ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1603 – 1604, 305v.

[5] «Nella invocazione dei santi, inoltre, nella venerazione delle reliquie e nell’uso sacro delle immagini sia bandita ogni superstizione, sia eliminata ogni turpe ricerca di denaro e sia evitata ogni licenza, in modo da non dipingere o adornare le immagini con procace bellezza. Da ultimo, in queste cose sia usata dai vescovi tanta diligenza e tanta cura, che niente appaia disordinato, niente fuori posto e rumoroso, niente profano, niente meno onesto: alla casa di Dio, infatti, si addice la santità. E perché queste disposizioni vengano osservate più fedelmente, questo santo Sinodo stabilisce che non è lecito a nessuno porre o far porre un’immagine inconsueta in un luogo o in una Chiesa, per quanto esente, se non è stata prima approvata dal vescovo; né ammettere nuovi miracoli, o accogliere nuove reliquie, se non dopo il giudizio e l’approvazione dello stesso vescovo. Questi, poi, non appena sia venuto a sapere qualche cosa su qualcuno di questi fatti, consultati i teologi ed altre pie persone, faccia quello che crederà conforme alla verità e alla pietà», Concilio di Trento, XXV sessione (3-4 dicembre 1563), Della invocazione, della venerazione e delle reliquie dei santi e delle sacre immagini.

[6] ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1540 – 1541, 106v.

[7] «Giuliana.  Bulla di Beneficio. I benefici dell’altare di S. Biagio, di S. Rosalia e di S. Lucia nella Chiesa Madre sono conferiti al presbitero Girolamo de Maria di Giuliana.  Burgio, 22 febbraio 1577», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1577 – 1578, 820.

[8] Riscontriamo nella Visita Pastorale del 1585 di Mons. Haedo a Cammarata che viene segnata una chiesa intitolata a Santa Rosalia, ma tale annotazione è vergata da una seconda mano, quindi un’aggiunta postuma, questa sarà eretta dopo il rinvenimento delle reliquie, cfr. ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1585, 104.

[9] Vogliamo qui rilevare come recenti ricerche fondate su testimonianze effettuate dopo la scoperta delle reliquie di Santa Rosalia, che vogliono accreditare la tesi della nascita di questa a Racalmuto e della presenza di una chiesa già nel XIII secolo, siano carenti di supporti documentali certi, possiamo attestare ciò dalle visite pastorali, nelle quali dal 1540 per Racalmuto non si cita alcuna chiesa di Santa Rosalia fino al 1731, dove in una risposta al questionario per la Visita Pastorale di Mons. Gioeni leggiamo: «chiesa sotto il titolo di Santa Rosalia amministrata dalli giurati di questa terra come padroni», ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1732, vol.3, s.n., mentre negli Atti dei Vescovi la testimonianza più antica la troviamo nel 1636 con la fondazione della Confraternita del Purgatorio nella chiesa di Santa Rosalia, cfr. ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1636 – 1637, 558.

[10] «11 febbraio VIII ind. 1625. Si concede al Vicario di Alessandria licenza di celebrare nella nuova chiesa di Santa Rosalia, della quale si è avuta notizia per mezzo di lettere del Capitano d’Arme, don Giuseppe Bonaiuto»; «12 marzo VIII ind. 1625. Si concede ai devoti di Santa Rosalia licenza di costituire la Società o Congregazione di Santa Rosalia nella chiesa omonima di Alessandria», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1622 – 1625, 90v.163.909. Notiamo anche la presenza della statua sull’altare maggiore che compare nella Visita Pastorale del 1669, ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1667 – 1669, 730.

[11] «21 giugno VIII ind. 1625. Si scrive al Vicario di Sambuca, che la Compagnia del SS. Rosario desiderava costruire una Cappella nella Chiesa del SS. Rosario da dedicare a Santa Rosalia per custodire le reliquie, celebrare la festa con processione “con facoltà di poter questuare”. Però, i frati di Sant’Agostino, avendo ottenuto un’altra reliquia di S. Rosalia per la chiesa del loro convento e la licenza di fare la processione, “si usurpano il questuare per detta Santa che spetta a detta Compagnia in virtù di bolla data a 9 maggio proximo passato”», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1622 – 1625, 424v.

[12] «11 novembre IX ind. 1625. Durante la Sacra Visita a Santo Stefano, don Corrado Bonincontro concede ai Giurati di Santo Stefano e all’Arciprete licenza di fabbricare una chiesa presso la grotta di Santa Rosalia, esistente nel feudo della Castagna», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1622 – 1625, 790; «È concessa a Santo de Santo licenza di questua per tutta la Diocesi in favore della Chiesa di Santa Rosalia di Santo Stefano», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1627 – 1628, 461v.

[13] «Don Corrado Bonincontro concede al Governatore, agli officiali e ai confrati della Società di S. Rosalia, che sta per essere fondata in Cammarata, licenza di costruire la Chiesa omonima, di fondare la Confraternita e di esporre la reliquia», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1622 – 1625, 928v. «Cammarata  –  Fondazione del Beneficio di S. Rosalia, nella sua nuova Chiesa, pei Giurati di Cammarata, coll’obbligo di 3 Messe l’anno», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1625 – 1626, 345.

[14] «Girgenti  –  Bolla della Congregazione dei Canonici Secolari nella nuova Chiesa in costruzione di S. Rosalia», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1626 – 1627, 361.

[15] «Sciacca  –  Bolla per la costruzione della Chiesa di S. Rosalia fuori la Città», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1626 – 1627, 366.

[16] «Favara  –  Concessione ai Giurati di Favara del dritto di patronato per la elezione del Cappellano nella nuova Chiesa di S. Rosalia», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1628 – 1629, 504.

[17] ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1667 – 1669, 331.

[18] ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1667 – 1669, 606.

[19] «13 novembre VIII ind. 1624. Si scrive al Vicario di Bivona, a seguito della richiesta dei Rettori di S. Rosalia, affinchè induca i debitori a pagare quanto devono, in vista della costruzione della chiesa»; «22 marzo VIII ind. 1625. Licenza di raccogliere elemosine in tutta la Diocesi in nome di S. Rosalia di Bivona allo scopo di fabbricare la sua chiesa», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1622 – 1625, 1101v.373v.

[20] «Siculiana  –  Fondazione della Confraternita di S. Rosalia nella Matrice», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1626 – 1627, 426.

[21] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1629 – 1630, 605; Reg. 1772 – 1773, 1126.

[22] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1629 – 1630, 605.

[23] ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1667 – 1669, 97; ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1720 – 1721, 683.801.

[24] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1635 – 1636, 604.

[25] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1646 – 1647, 101.

[26] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1653 – 1656, 473.

[27] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1668 – 1669, 879.

[28] ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1667 – 1669, 370.

[29] ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1667 – 1669, 446.

[30] ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1667 – 1669, 509v.

[31] ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1667 – 1669, 821v.

[32] ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1667 – 1669, 825.

[33] ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1667 – 1669, 585.

[34] ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1667 – 1669, 851v.

[35] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1814 – 1815, 254.

[36] «22 marzo VIII ind. 1625. Si comunica al Vicario di Bivona che, a seguito della richiesta dei Rettori della Confraternita di S. Rosalia, è concessa licenza di custodire la reliquia assegnata dal Cardinale Doria nella Chiesa di S. Giovanni, in attesa che sia costruita la chiesa di S. Rosalia. Inoltre si concede a don Giuseppe Messana facoltà di ricevere testimoni dei miracoli di S. Rosalia», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1622 – 1625, 373v.

[37] «Si comunica al Vicario di Sambuca che da parte del Priore del convento di S. Agostino è stata presentata l’autentica di due reliquie di S. Rosalia. Le reliquie erano state concesse dal Cardinale Doria a don Antonino di Leo, che le ha donate alla Chiesa della Vergine del Soccorso nel Convento di Sant’Agostino»; «9 maggio VIII ind. 1625. Licenza di esporre alla venerazione dei fedeli la reliquia di S. Rosalia, concessa ai Confrati del SS. Rosario sotto il titolo di S. Rosalia di Sambuca», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1622 – 1625, 396v.912v.

[38] «È concessa licenza di condurre la reliquia e il quadro di S. Rosalia nella terra di Cammarata», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1622 – 1625, 426v.928v. «Reliquia di S. Rosalia, con autentica, riposta in una piccola arca d’argento», ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1667 – 1669, 550.

[39] «15 luglio VIII ind. 1625. Si scrive al Vicario di Mussomeli che ai rettori della Confraternita di Maria SS.ma dei Miracoli è concessa licenza di esporre alla venerazione dei fedeli le due reliquie di Santa Rosalia, donate il 28 giugno 1625 dal Cardinale Doria»; «11 luglio VIII ind. 1625. Si concede al Padre fra Antonino da Mussomeli, Guardiano dei Conventuali Riformati, licenza di riporre nella Chiesa di S. Maria di Gesù e di esporre alla venerazione dei fedeli una reliquia di S. Rosalia, offerta ai frati dalla marchesa di Marineo, donna Ippolita Bononia», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1622 – 1625, 513v.923.

[40] «7 novembre IX ind. 1625. Durante la Sacra Visita a Prizzi, il Vicario Generale, don Corrado Bonincontro, concede a don Giacomo Guaglino, Arciprete di Prizzi, e ai Giurati della Città, licenza di esporre la reliquia di Santa Rosalia nella Chiesa Madre», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1622 – 1625, 789.922.

[41] «18 agosto VIII ind. 1625. Si concede all’Arciprete, al Vicario e ai Giurati di Delia la licenza di esporre alla venerazione dei fedeli la reliquia di S. Rosalia nella Chiesa Madre», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1622 – 1625, 928.

[42] «Girgenti  –  Autentica delle reliquie di S. Rosalia nella Chiesa di S. Francesco di Paola», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1625 – 1626, 325.

[43] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1719 – 1720, 689.

[44] ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1667 – 1669, 445v.

[45] ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1667 – 1669, 538v.

[46] «Vi si custodiscono le reliquie di S. Rosalia “in quadam statua argentea in pectore”, del legno della S. Croce e una parte del capo con i capelli di S. Onofrio», ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1667 – 1669, 705.

[47] ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1667 – 1669, 583v.

[48] ASDA, Visite Pastorali, Reg. Vis. 1667 – 1669, 767.

[49] «21 febbraio XI ind. 1628. A seguito della supplica del Duca di Montalbano, si spediscono a tutti i priori, i preposti e gli Arcipreti lettere osservatoriali sull’allegata autentica di due frammenti d’ossa che il palermitano Giuseppe Lombardo ha donato a don Giacomo Bonanno e Colonna, duca di Monte Albano, provenienti dalle reliquie di Santa Rosalia, ritrovate nella grotta del Monte Pellegrino», ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1627 – 1628, 308.

[50] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1622 – 1625, 425. Come abbiamo rilevato precedentemente, nei nostri documenti non abbiamo notizie della presenza del culto di Santa Rosalia a Racalmuto fino al XVII-XVIII secolo, ma non si spiegherebbe perché il Vescovo decida di scrivere anche al Vicario foraneo di questa terra, se non accreditiamo la notizia riportata dal Pirri nella sua Sicilia Sacra circa Racalmuto: «Pervetusta erat aedes ab an. 1400 circiter, ubi ad annum 1628, depicta videbatur S. Rosalia in habitu eremitico crucem et librum prae manibus gestiens, sed incuria aliquorum ob novum aedificium dicatum eidem Virginis, cuius colunt reliquias, cum Societate animarum Purgatorii habente unc. 70 deleta est» (R. Pirri, Sicilia sacra disquisitionibus et notitiis illustrata, I, Palermo, apud haeredes Petri Coppulae, 1733, 758). Possiamo quindi ipotizzare la presenza di una chiesetta, probabilmente irrilevante o nel 1540 già in cattivo stato, tanto che non fu visitata neanche nelle visite pastorali successive, se non finché fu costruita una nuova chiesa.

[51] Giordano Cascini, Di S. Rosalia vergine palermitana libri tre composti dal R.P.Giordano Cascini della Compagnia di Giesù, Palermo, Appresso i Cirilli, 1651.

[52] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1622 – 1625, 373v.

[53] Francesco Sparacino, Vita della gloriosa Santa Rosalia vergine palermitana, Palermo, Gioseppe Bisagni, 1650.

[54] Cfr. S. Cabibbo, Maria Roccaforte, in M. Fiume (a cura di), Siciliane. Dizionario Biografico, Siracusa 2006, 307-309.

[55] Giuseppe Romano, Breve compendio dell’ammirabile vita della serva di Dio suor Maria Roccaforte, Palermo, Pietro dell’Isola, 1678.

[56] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1653 – 1656, 89v.

[57] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1622 – 1625, 1103.

[58] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1622 – 1625, 583v.

[59] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1627 – 1628, 227.

[60] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1637 – 1638, 274v.

[61] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1653 – 1656, 511v.

[62] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1653 – 1656, 963.

[63] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1659 – 1660, 490.

[64] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1653 – 1656, 967.

[65] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1653 – 1656, 981.

[66] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1668 – 1669, 879.

[67] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1687 – 1688, 351.

[68] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1689 – 1690, 865.

[69] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1753 – 1754, 513.

[70] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1727 – 1728, 497.

[71] ASDA, Confraternite, Fratelli Eremiti S. Rosalia.

[72] ASDA, Atti dei Vescovi, Reg. 1887, 51.

Ultimo aggiornamento

12 Giugno 2024, 08:17

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